Era fiero di sé, orgoglioso ma anche un po’ arrabbiato. Nonostante un settimo posto che a distanza di appena una settimana gli era appena valso il nuovo miglior piazzamento in carriera, Elia Barp non era completamente contento dell’esito della 20 km mass start di Goms. Aveva lottato, ci aveva creduto, aveva visto il podio molto vicino, mentre con un’azione impressionante si lanciava all’inseguimento del gruppo di testa, impressionando il pubblico presente e quello da casa.
E mentre i tifosi italiani erano entusiasti, felici di vedere un giovane 2002 così competitivo e coraggioso, lui era felice solo in parte, convinto che avrebbe potuto cogliere anche di più, sentendo di non aver raccolto il massimo possibile.
Elia è così, fin da giovanissimo ha sempre puntato alla vittoria, affrontando le gare con determinazione, e anche sorriso, convincendosi dei propri mezzi gara dopo gara, vittoria dopo vittoria. Ed ora quella sua voglia di vincere si sta ulteriormente alimentando, in Squadra A con Markus Cramer, uno che di campioni ne ha visti e allenati nel corso della sua carriera, e con quel Federico Pellegrino che, come ogni grandissimo campione, ha fiutato il grande potenziale del giovane veneto ed è pronto a fargli da mentore, desideroso di vedere lo sci di fondo italiano lottare per il podio anche dopo il suo ritiro, che speriamo ancora lontano, magari con più punte rispetto agli ultimi anni.
Nel corso di questi mesi, quelle che sono le grandi potenzialità di Barp stanno via via venendo fuori, con il giovane finanziere capace di prendere tanti appunti e di imparare, ascoltare i consigli che gli vengono dati. Va in calando nel finale nelle prime individuali? Allora ascolta i consigli su come gestirsi meglio e nelle gare successivi va in crescendo. Nello sci di fondo di oggi è necessario essere atleti completi e investire molto anche nelle sprint? Allora si pone l’obiettivo di iniziare a qualificarsi, lo dichiara e ci riesce. Poi arriva decimo e pensa di poter chiudere più in alto. La settimana successiva è settimo e comunque ha un po’ di amaro in bocca e guarda più avanti. Senza alcun timore reverenziale, perché non ci si deve porre limiti, mai, altrimenti è facile rallentare e mollare di fronte alle difficoltà. “O vinco o imparo” è il motto che ha portato Jannik Sinner a vincere il suo primo torneo dello Slam, e Barp sta imparando tanto, anche dopo le gare positive, nelle quali trova sempre l’aspetto da migliorare, quel qualcosa in cui avrebbe potuto fare meglio.
Una strada già tracciata da Simone Mocellini nella passata stagione, quando il trentino delle Fiamme Gialle ha fatto il click mentale che gli ha permesso d’improvviso dall’accontentarsi per una qualificazione a salire sul podio e partire puntando sempre a ottenere risultati di rilievo.
«Guarda Simone, questo ragazzo ha delle potenzialità che non sa nemmeno di avere» ci diceva Stefano Saracco, allora allenatore del gruppo Milano Cortina, durante un raduno estivo nel 2021. E così è stato, Mocellini ha iniziato a crederci sempre di più, sono arrivati due podi e adesso l’azzurro sta lottando strenuamente per ritrovare la condizione, dopo un infortunio che gli ha pregiudicato la prima parte della stagione. Per ora gli è andato bene superare la qualificazione, dopo tutte le difficoltà avute, ma statene certi, che non si sta accontentando e presto vorrà tornare a lottare per il podio.
Sono solo due esempi, ma altri potremmo citarne, atleti che dopo un buon risultato stanno già pensando a quello successivo e non si accontentano. Un cambio di mentalità che, se si estendesse a tutto l’ambiente dello sci di fondo italiano, potrebbe veramente cambiare le cose. La strada è tracciata e va seguita: non porsi limiti, non accontentarsi, essere coscienti del proprio potenziale e lavorare per portarlo al massimo, ma avere soprattutto quella ambizione necessaria a puntare sempre più in alto. È la strada giusta, quella che fa la differenza.
