L’incidente occorso a Sturla Holm Lägreid durante la tappa di Coppa del Mondo di Lenzerheide ha riportato alla ribalta il tema della sicurezza nel biathlon, in particolare per ciò che concerne la manipolazione delle armi. In Svezia, l’esperto della TV pubblica SVT Björn Ferry ha aspramente criticata quanto accaduto, accusando le autorità di aver riservato al biathleta e in generale la disciplina un trattamento piuttosto blando.
A questa polemica risponde Ulrika Öberg, coordinatrice nazionale della Federazione svedese di biathlon e direttore di gara per la Coppa del Mondo a Östersund e delegata tecnica presso l’International Biathlon Union (IBU), che ribadisce quanto la sicurezza sia una priorità assoluta per il biathlon.
«I biatleti non ricevono un trattamento speciale. Le questioni di sicurezza sono molto importanti. Ci sono regole chiare su ciò che si può o non si può fare» ha dichiarato Öberg a SVT Sport «Ci sono molti controlli di sicurezza sulle armi prima della gara e dopo il traguardo. Ci sono regole chiare su ciò che si può o non si può fare. Lavoriamo costantemente su questo aspetto»
È per questo motivo che al norvegese Lægreid, del resto, è stato impedito di partecipare alla Mass Start, dopo aver fatto partire un colpo accidentale nella sua stanza d’albergo nel corso di una sessione di “dry shooting”. Oltre a questo tipo di sanzioni agonistiche, Öberg ricorda che gli atleti, e non solo loro, devono rispondere a dei requisiti per poter far parte della famiglia del biathlon.
«A livello nazionale e internazionale, c’è un programma obbligatorio di formazione sulla sicurezza che tutti coloro che maneggiano armi devono completare. Altrimenti non si può competere o essere un leader» dice «L’organizzatore della gara è responsabile della competizione stessa, ma è sempre il singolo concorrente a essere responsabile della propria arma.»
Infine Ferry lancia una provocazione, che di tanto in tanto torna a fare capolino nelle discussioni in merito al biathlon: la possibilità di mandare in pensione le carabine tradizionali, con proiettili veri, e sostituirle con armi elettroniche, molto meno pericolose da maneggiare e in grado di poter essere usate per allenarsi in qualsiasi circostanza senza mettere in pericolo sé stessi e gli altri. Ma la Öberg chiude nettamente la porta a questa eventualità.
«No. La sicurezza è ovviamente molto importante, ma al momento il biathlon si pratica con i fucili a proiettili»
Biathlon – Incidente Laegreid, in Svezia si ripropone il tiro elettronico, ma la Federazione chiude ogni discussione in merito

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