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Sci di fondo

Sci di fondo – Gli ex compagni di squadra salutano Maicol Rastelli: “È e sarà sempre The King of Drammen”

Tanti anni in nazionale da protagonista dello sci di fondo italiano, con Mondiali e Olimpiadi alle spalle e un fantastico podio in Coppa del Mondo arrivato a Drammen. Maicol Rastelli, che ha annunciato il suo ritiro giovedì, è stato un fondista importante per il movimento italiano, ma soprattutto un atleta fondamentale all’interno del gruppo sia per come tirava il collo ai compagni in allenamento che per il carattere amichevole, importante quando si condividono tanti giorni di allenamento e viaggi.
Fondo Italia ha quindi contattato alcuni suoi ex compagni di squadra tra nazionale e Centro Sportivo Esercito, dando modo loro di esprimere anche pubblicamente un pensiero sul ritiro di un collega e amico come "Rasta".
Dietmar Nöckler: «Che dire? Come si vede anche dalle dichiarazioni di fine carriera, Rasta non é mai stato una persona banale, ma una persona vera, sempre coerente al suo modo di essere. Assieme abbiamo condiviso allenamenti, gare, delusioni, festeggiamente e tanto altro, ma ci siamo sempre anche divertiti perché con Rasta é difficile annoiarsi!
Dispiace tanto vedere che si é ritirato, perché credo che non abbia perso le qualitá di performare ad alto livello. Gli ultimi anni si é trovato fuori squadra, come é successo anche a me e non é mai facile e scontato rientrare, perché basta sbagliare due o tre gare all’inizio e una stagione é praticamente andata. Due stagioni fa, partendo bene é riuscito a qualificarsi per le Olimpiadi, ma la stagione scorsa partendo di nuovo completamente da fuori squadra non é riuscito a riconfermarsi e durante l’inverno si é visto che non aveva piú la
determinazione che lo ha sempre caratterizzato.
Secondo me avrebbe meritato un pò di considerazione in piú qualche anno fa, conoscendo le
sue qualitá sopratutto nelle sprint a tecnica classica.
Gli
auguro di trovare la sua nuova strada e tutto il meglio per il futuro».
Federico Pellegrino: «Ho tanti ricordi, perché io e Rasta abbiamo condiviso tanti momenti, in particolare tante risate, tanti allenamenti tosti.
Ci tengo particolarmente a svelare come mi ha comunicato che aveva intenzione di smettere. A fine stagione, in un momento in cui con noi erano presenti anche tanti ragazzi giovani, e ciò lo ritengo molto importante, mi aveva detto che era certo di smettere perché non aveva più motivazioni, dicendo ai ragazzi che con la motivazione si può arrivare dappertutto, se hai voglia di allenarti, fare fatica, vuoi andare forte e ci credi, allora puoi continuare a provarci. Nel momento in cui manca quella scintilla allora è il momento di smettere. Credo questo sia stato importante per i giovani. Per esempio, parlavamo del raduno che da lì a poco avremmo fatto a Livigno e lui ha ammesso che adesso non ce l’avrebbe fatta, proprio per assenza di motivazione, mentre fino a qualche anno fa sarebbe stato il primo a mettersi lì in primavera a sciare e allenarsi su quell’anello da 3 km. È anche giusto così, perché gente come noi è in giro da tanti anni tra gare e raduni.
Ci tengo a fargli i complimenti per la sua carriera: lui è e rimarrà per
sempre "the King of Drammen"».
Francesco De Fabiani: «Con Rasta ho condiviso praticamente tutta la carriera, in quanto eravamo già insieme nelle squadre giovanili, poi in Squadra B e con lui ho vissuto la maggior parte dei miei anni in Squadra A, dove cambiavano gli atleti attorno a noi, ma io, Rasta, Didi e Chicco eravamo sempre lì. Nei miei otto anni in Squadra A e Coppa del Mondo, lui c’è quasi sempre stato.
Insieme abbiamo passato tantissimi giorni, ci siamo anche divertiti tanto. È stato un
bellissimo periodo della nostra vita. Per questo motivo mi dispiace tanto, è brutto quando una cosa bella finisce. Purtroppo si sa, l’atleta non è eterno, questi momenti arrivano e fanno parte della vita e della nnostra carriera. Abbiamo un limite e a un certo punto bisogna saper dire basta. Non è facile. È stato bello condividere questi momenti insieme.
Ho tanti bei ricordi del nostro gruppo, magari cambiavano gli allenatori ma noi eravamo sempre insieme, una squadra, stavamo bene come gruppo. Purtroppo questi anni sono passati troppo veloci.
Non dimenticherò mai anche l’episodio più strano, quando aveva fatto quell’incredibile salto mortale, colpito da un altro atleta a Östersund, e di improvviso volevano tutti intervistarlo, era diventato la star del tour scandinavo (ride, ndr)
.
Non dimenticherò poi che partendo insieme dalla Squadra B, lui ottenne il suo incredibile podio a Drammen, mentre io ero appena andato alle Olimpiadi di Sochi, per poi entrare insieme in Squadra A.
Voglio ringraziarlo per tutti questi anni passati insieme».
Giandomenico Salvadori: «Avevo parlato con lui ai Campionati Italiani di Dobbiaco e quando mi aveva comunicato la sua intenzione gli avevo risposto che mi dispiaceva e di pensarci bene, perché so che non è una scelta mai facile da prendere. Sono però consapevole che nel nostro sport, quando non c’è più la motivazione è difficile andare avanti e anche inutile perché poi i risultati non arrivano e si fa fatica per niente.
Ci avrà pensato parecchio, ha avuto una stagione difficile e l’ho visto abbastanza giù quando ha capito che non si sarebbe qualificato per la sprint a classico dei Mondiali che è sempre stata la sua gara. Sicuramente quest’anno non avevo visto il solito Rasta, quello combattivo e grintoso della prima parte della passata stagione, quando aveva fatto benissimo riprendendosi la nazionale, disputando un bel Tour de Ski e si era qualificato per le Olimpiadi.
Mi dispiace, perché con lui ho condiviso tantissimi anni insieme, già nell’Under 23 e in squadra A è sempre stato il mio compagno di camera. Ho condiviso dei bellissimi momenti. Le tirate di collo che mi ha dato con gli skiroll in tecnica classica le ho prese poche volte nella mia vita. Anche questo però resterà un bel ricordo.
Posso solo augurargli il meglio e certamente adesso si aprirà un’altra strada per lui. È un atleta forte che avrebbe potuto dare ancora tanto ed è un peccato perderlo.
Non so se resterà nell’ambiente o meno, ma la passione che aveva lui potrebbe servire tanto ai ragazzi più giovani, perché abbiamo un grande bisogno di gente in grado di trasmettere la passione e l’entusiasmo per questo sport. Mi auguro quindi che deciderà di farlo
.

Giuseppe Montello: «Il Rasta più o meno lo conoscevo già, ma ho avuto di farlo meglio due anni fa quando dal biathlon sono passato allo sci di fondo. Si è creato subito un feeling tra noi ed è nata così una bellissima amicizia.
Devo ringraziarlo per tutti i consigli che mi ha dato, in particolare nella tecnica classica, di cui rimane uno dei migliori interpreti che abbiamo in Italia, mentre io mi apprestavo a riprenderla dopo svariati anni.
Nei raduni e nelle gare abbiamo quasi sempre condiviso la stanza. Abbiamo così avuto modo di scambiarci i pensieri sia sullo sport che su quello che avremmo voluto fare una volta che questa bella parentesi da atleti professionisti fosse finita.
Da un lato mi dispiace che abbia deciso di smettere, anche perché sicuramente mancherà sia a me che al gruppo del Centro Sportivo Esercito, nel quale era un leader e uno che ha sempre avuto la capacità di fare gruppo. Dall’altra parte, però, credo che questa scelta l’abbia fatta nel momento giusto e può essere molto soddisfatto della carriera che ha fatto. Gli auguro tutto il meglio per il futuro».

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