In Russia si sta discutendo tantissimo della mobilitazione parziale annunciata da Putin, che richiama in servizio circa trencentomila riservisti con esperienza. Negli ultimi giorni alcuni sportivi facenti parte delle forze armate avrebbero ricevuto la convocazione dall’ufficio di registrazione e arruolamento militare. Smentendo la notizia, almeno per quanto riguarda i nazionali, il presidente della Russian Biathlon Union, Viktor Maigurov, ha affermato che comunque si attiverà per aiutare i biatleti eventualmente chiamati.
Ovviamente, è difficile immaginare che atleti che hanno preso parte alle Olimpiadi o Mondiali, che hanno vinto medaglie, possano essere spediti in guerra in questa fase del conflitto. Eppure c’è chi la pensa diversamente, come l’ex biatleta Dmitry Vasilyev, che fin dall’inizio del conflitto ha avuto posizioni piuttosto interventiste. L’oro olimpico in staffetta a Sarajevo e Calgary, ormai sessantenne, che sicuramente non verrà chiamato a combattere, dalla sua poltrona ha affermato che se venisse chiamato non avrebbe dubbi nel rispondere affermativamente e partire per la guerra.
«Se ricevessi una convocazione, allora, ovviamente, andrei – ha affermato al corrispondente di Sport Express – non ci possono essere altre opzioni. Inoltre i biatleti hanno abilità di tiro, c’è un vantaggio rispetto ad altri sport. Questa è abilità è con le armi. Quindi, io andrei, ovviamente». Come se sparare a un bersaglio o a un altro uomo fossero la stessa cosa, oppure se si potesse paragonare il prendere un giro di penalità e perdere una gara alla perdita della propria vita. Armatevi e partite, dalla poltrona è sempre facile.
L’ex biatleta 59enne Dmitry Vasilyev: “Se mi chiamassero andrei in guerra, i biatleti hanno il vantaggio dell’abilità con le armi”

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