Il fondo è in crisi. Di risultati, di vocazioni, come del resto tutti gli sport di fatica, ma anche di sostenitori. Non è mai stato al centro di grandi interessi, ma un’immagine se l’era guadagnata a Torino 2006 dove aveva salvato la faccia alla federazione e ripreso quella fetta di pubblico che si era perso progressivamente per strada ma se n’è di nuovo allontanato quando, con la scarsità di risultati, sono venuti meno anche gli atleti carismatici che li avevano conquistati. E con loro anche quei giornalisti che avevano avuto moto di illustrarne le gesta e, probabilmente, si sono ritrovati privi di argomenti e di personaggi. Il quadro attuale è quello che è, purtroppo: manca un vincente.
La conferma, semmai ve ne fosse stato bisogno, si è avuta giovedì a Milano dove daL Trentino sono venuti a presentare la prossima stagione agonistica che vivrà di 4 grandi momenti: Universiadi (11-21 dicembre), Tour de Ski (4-5 gennaio), Marcialonga (26 gennaio), Campionati Mondiali juniores e Under 23 (27 gennaio-3 febbraio). Un appuntamento divenuto ormai abituale quello milanese dei primi di novembre, che ha sempre calamitato l’attenzione dei media, non solo sportivi, ma che quest’anno è stato stranamente disertato malgrado non mancassero i motivi di interesse né ci fossero altre concomitanze. Neppure il buffet non attira più. Manca il manico, l’oggetto non appassiona. E il futuro, almeno a breve, non è per nulla promettente.
Né potrebbe essere diversamente con una federazione che sembra avviata allo sbando, difetta di una guida certa e non è stata neppur capace di far approvare uno statuto controverso. La base, evidentemente, non vi si riconosce più dopo che qualcuno, da Roma, ha provveduto a decapitare il precedente apparato, mandando la Fisi a elezioni straordinarie che hanno sostituito Morzenti con Roda. Frutto di un inciucio dovuto alle ennesima spaccatura della Alpi Centrali e considerato una specie di meteora, un presidente di transizione in attesa di un candidato più efficace dopo le Olimpiadi di Sochi.
C’è chi, l’amico Di Giangiacomo, sul quotidiano “Trentino” ha già ipotizzato la ricandidatura di Roda appoggiato dal Comitato Veneto di Bortoluzzi e dal Trentino di Dalpez (nella foto il gruppo dei presidenti regionali a Modena), ma personalmente ritengo che si tratti più che altro di un “ballon dessai”. Il sasso gettato per smuovere le acque, insomma… Una soluzione del genere, infatti, significherebbe trovarsi con l’acqua alla gola ed espressione di una forte miopia. Ci vuole una bussola; non si può navigare a vista. Il presidente della Fisi deve essere un manager, come lo era Morzenti, o quantomeno uno che si sia fatto le ossa almeno nella gestione di un Comitato. Certamente non un tecnico, che magari nel suo mestiere è bravo ma come presidente fa più danni che bene. Lo ha già dimostrato Coppi, e Roda è sulla stessa scia. Pensiamo si possa e si debba trovare di meglio, anche se mancano personaggi del calibro di quelli che, dopo aver guidato in altri tempi le Alpi Centrali rendendolo il primo comitato in assoluto, hanno fatto altrettanto bene alla presidenza della Fisi. Vaghi e Gattai tanto per fare un paio di nomi.
Ma dove un tempo volavano le aquile, adesso ci sono soltanto poiane. Rapaci certamente nobili anch’essi, ma di bassa lega rispetto ai predecessori. Lo stanno dimostrando proprio di questi tempi, in quella “querelle” che ha ridotto la Commissione Giovani della Fisi ad un pollaio nel quale si beccano i galletti. Come è avvenuto nella riunione del 12 luglio nella quale Sepp Jorg, responsabile del fondo dell’Alto Adige, ha tacciato le Alpi Centrali di “solito comportamento schifoso” per il semplice fatto di aver ottenuto, con “pressioni politiche” sul presidente Roda, quella convocazione di un proprio atleta nella nazionale giovanile che non aveva raggiunto, anche se solo per decimi di punto, il minimo richiesto.
Da una parte l’Alto Adige che protesta con termini criticabili certamente nel modo ma non nella sostanza e chiede il rispetto delle regole, come è tipico da quelle parti dove di gente seria se ne trova ancora; dall’altra il responsabile fondo Alpi Centrali, Beppe Barzasi, che fa saltare il tavolo preannunciando un intervento politico per ottenere quello che gli è stato negato sul piano tecnico.
Il seguito il 19 ottobre, nella lettera che Carmelo Ghilardi, presidente delle Alpi Centrali, dopo non avere ottenuto le scuse richieste delle quali si era fatto inutilmente mediatore lo stesso Roda, ha presentato alla commissione, e inviato, per conoscenza, ai presidenti dei Comitati Regionali, ai rappresentanti dei Gruppi Sportivi Militari, al presidente Roda, ai consiglieri federali Mapelli, Paruzzi e Carli, e al direttore generale Negretti. Carica, quest’ultima, esistente solo nello statuto non approvato della Fisi. Quindi “incompatibile”. Fuori luogo.
Tempo e parole sprecate in una situazione di crisi che meriterebbe ben altro interessamento e una platea certamente più ampia, quella degli “Stati generali del fondo” come scritto più volte e come fatto in passato, che non la ristretta Commissione giovani che pare creata su misura di elementi che, come succedeva ai tempi di Roma antica, “discutono del sesso degli angeli mentre Sagunto viene espugnata”. Immagine della Fisi attuale cui si fa riferimento nella “sezione editoriali” di questo sito a proposito della tenuta dei conti, del bilancio fantasioso, del tesseramento sempre più in crisi. Una situazione descritta in due articol, della quale il Coni dovrebbe occuparsi senza perdere tempo.
Copia di quegli articoli l’ho personalmente consegnata al presidente Malagò, che era a Como (nella foto in alto l’incontro con il sindaco Lucini) per un incontro con i sindaci e le società sportive locali, convocate presso la Canottieri Lario, club di cui sono socio. Anche nell’interesse della Fisi, che comunque non lo aveva votato propendendo per Pagnozzi , mi auguro che ne sappia fare buon uso.
E’ impegnato in un giro per tutte le province italiane per verificare la situazione delle strutture e delle società sportive, e per studiare con loro le possibilità di rilancio con l’aiuto del Coni e attraverso le possibilità offerte alle federazioni. Nel settore degli impianti Como, che 30-40 anni fa con la “Prima Repubblica” era all’avanguardia, adesso è letteralmente andato a schifio. Solo macerie. La tanto decantata “Seconda Repubblica” (a Como il centrodestra berlusconiano), l’ha distrutto e messo a sacco. Con un muro hanno fatto sparire della vista anche il lago. Non lasciamo che anche gli sport invernali facciano la stessa fine. Sono già avviati sulla stessa strada….
La situazione FISI all’attenzione del presidente Malagò. Che se occupi il CONI

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